Uno spettacolo teatrale per far riflettere sul valore della vita. La maternità offesa porta ormai da cinque anni sulla scena una storia drammaticamente vera: quella di una madre che ha perso le proprie figlie in un incidente stradale, alle prese con un dolore che va al di là della credibilità. In un crescendo di emozioni e di tensione, lo spettatore si troverà partecipe di una vicenda umana che ha sconvolto e continua a sconvolgere migliaia di famiglie.
Un modo per restituire la voce a tutte quelle donne, a tutte quelle madri, che non ce l’hanno più. E la storia della difficile e laboriosa gestione del dolore: è come trovarsi in un labirinto nel quale sembra impossibile individuare l’uscita, con la protagonista che cercherà con la forza e il coraggio per continuare a vivere.
Lo spettatore si ritroverà protagonista suo malgrado, attraverso dialoghi e monologhi densi di musicalità e poesia, in un crescendo di speranza e amore talvolta traditi. La tragedia inizia con quattro attori in scena immobili: i loro volti saranno coperti da maschere neutre che simboleggiano la presenza muta di un dolore universale. La voce di Dolore, fuori scena, annuncia invece la tragedia in tutta la sua drammaticità. La protagonista (la madre) entra successivamente in scena trascinandosi faticosamente per terra, sopraffatta dal dolore per la perdita dei suoi figli, morta tra i morti e invece, suo malgrado, ancora viva.
Uno spettacolo che serve anche per riflettere sulla tragedia quotidiana degli incidenti stradali. Ci sono cimiteri nascosti nelle nostre città: a un semaforo, sulle strisce pedonali, su un albero, spuntano ogni tanto un mazzo di fiori, un cero, un biglietto d’addio.
Ma non bastano più gli allarmi: servono i fatti. Le associazioni dei familiari delle vittime si battono per il rispetto delle regole, per quei piccoli gesti che a volte possono salvare una vita: un grido di dolore che non può cadere nel silenzio, nell’ indifferenza. Questa è una battaglia di tutti.